L’EDITORIALE: La Ricchezza

Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay 

Sicuramente in questi torridi giorni di agosto ci renderemo conto di quanto sarà facile apprezzare quella
fresca brezza che si farà sentire tra poco tempo. Essa a fine estate sarà il preludio d’autunno, e poi subito
l’inverno vorremmo un po’ di quel sole che adesso irrompe e sconvolge i giorni, se non fosse per il mare, le vacanze e le sere di ore notturne.

Ho voluto cercare un corrispettivo ambiguo rispetto al tema precedente: se vi ricordate nell’editoriale della Gratitudine c’era un piccolo concetto:
lacrime e risi non sempre vengano dal dolore, la felicità necessita di gratitudine coltivata – .
Volendo essere narciso ho pensato al concetto di esternazione. Più definitamente v’è un rimando alla
visibilità … ma che cos’è il desiderio di farsi vedere?
Quali sono i modi, i tempi, le cose da condividere con gli altri … ma soprattutto, quali tenere per sé?
Ebbene, ore addietro ho tentato di riflettere su che cosa spinga le persone a isolarsi e a guardare il mare,
soprattutto da sole. Credo che sia comune anche a chi paradossalmente è esuberante ad occhi altrui.

Anche gli estroversi e i presuntuosi sono umani e non dimentichiamo che, nel nostro piccolo, possiamo
offrire solo un punto di vista su tanti e altri miliardi di questa Terra.
Ciò che ci contraddistingue e, diciamolo pure ci divide socialmente, è il contesto a cui apparteniamo.
Che cosa saremmo senza un ruolo civile, uno status, una credenza, e la spinta dei nostri desideri?

Il significato che molti cercano senza capire. Alcuni si muovono per avere più di quello che hanno … ma
dobbiamo guardare sempre alla ricchezza in maniera occidentale?
Che cos’è l’abbondanza … voglio una ricchezza materiale o spirituale?
Forse la ricchezza è proprio l’abbondanza quando è tale perché soddisfa quella che era la necessità e mai come prima saremo liberi di cercare altro.

È la ricchezza materiale che ci divide, è l’apparente avere a scapito del reale essere.
Sarebbe possibile far collimare la parola ricchezza con la parola abbondanza?
Bene, fin qui sappiamo tutti che non c’è cosa più cruda e veritiera di ciò che vedi ma non puoi avere. Ma ci sarebbe da chiedere: -“Io che cosa voglio?”- o meglio -“Io chi sono?”- perché è proprio da qui che possiamo tracciare la rotta del nostro destino.
La ricchezza materiale quando è un mezzo porta ai risultati, quando è un fine fa trapelare la genesi di un
disagio interiore.

Nel mondo della Psicologia e della Storia della Filosofia di fine ottocento e pieno novecento, si sono
analizzati i comportamenti delle persone che si definivano collezionatori.
Il collezionista ha un suo mondo dove la più grande ricchezza è la sua ossessione. Temo, e scrivo con
consapevolezza in quanto io sia stato da giovane un collezionista di sciocchi gadget da gioco, che lo
spasmodico desiderio di avere, e più intimamente di possedere qualcosa, sia collegato al credere di non
poter essere qualcuno. Mi spiego meglio: il credere di dover arrivare ad uno status umano di qualsiasi
ambito, mina la propria inclinazione naturale. Per questo mi liberai di tutto per cercare la mia personale
prospettiva. Quando arriveremo al punto di capire chi siamo e di conseguenza che cosa vorremmo
diventare, da lì, potremmo capire come poterci arrivare.

Viviamo in una matrix che propone costanti sogni di contorno, la nostra società ha delle figure di
riferimento che sono strutturate secondo delle mappe formative di un sistema volutamente conservativo.
Insegnanti, avvocati, medici, banchieri, politici, artisti stessi, tutti che sotto la visibilità, anche a piccoli livelli, credono di ritrovare l’abbondanza delle cose.

Tuttavia se, come detto prima, l’abbondanza è tale perché soddisfa quella che era la necessità, allora arrivo ad uno stato mentale di persona ricca. Dunque se io accettassi di provare a pensare che la ricchezza è una abbondanza intima per aver soddisfatto delle personali necessità, andrei oltre il sistema imposto dalle cose.

Se la nostra parte interiore saprà ascoltare e isolare i rumori esterni di un mondo che fagocita merci, instilla desideri per produrre sogni morti, allora potremmo essere liberi.
Non mi biasimate, non c’è esperienza più arricchente del confronto con le persone diverse da noi, anche e
soprattutto da un punto di vista materiale: se un ricco e un povero, uno abbiente e un modesto, divengono
amici per necessità reciproche e convenienti a entrambi, allora si attiva la condivisione dell’esperienza
umana.

I soldi permettono di avere molte cose, oggi sono pienamente convinto che facciano la comodità più che la felicità, ma il bello del materialismo è che è meraviglioso quando è condiviso con gli altri.
I soldi possono portare, se adoperati con senno, a crearci delle possibilità.

Si dice che se tutti i ricchi di questa terra fossero anche intelligenti e avessero compassione non ci sarebbe nessun problema economico… temo che sia terribilmente vero.
Questo delineerebbe un mio apprezzamento ai danari, soprattutto quando servono all’ottenimento di un
benessere psicofisico, in riferimento al cibo, ma ribadisco come essi dovrebbero mantenersi come mezzo e non come fine.


Una volta conobbi un formatore che per convenienza chiamerò X.
Aveva un’estrazione culturale filosofica.
Interessante come un formatore d’aziende fosse filosofo. La filosofia mina le false verità e si concentra sulla coltivazione del dubbio per innalzare lo spirito umano. È dedita al costante e rinnovato pensiero dell’uomo sulla propria condizione. È potenzialmente un lavoro infinito.

X, espresse un concetto su un regalo fatto ad un ragazzo dagli amici per festeggiare un atteso risultato, al riguardo disse che era stato un ottimo pensiero: questo presente era in pratica la guida di una Aston Martin in una pista da corsa; X disse che, a volte, è meglio provare il brivido della ricchezza, piuttosto che sostenere il peso di questa.

Mi aprì la mente, capii che per questo ragazzo di vent’anni era meglio conservare il ricordo di una giornata da persona abbiente, che tentare di esserlo tutta la vita e dentro uccidere altre necessità e desideri che mai sarebbero potuti nascere.

Quanto può essere deviante la ricchezza quando non soddisfa le proprie necessità.

Penso al marinaio che tra acqua e aria vive
vedo il guerriero che impugna la spada e con gli occhi mira


Guardo la Madre che di maggior forza ha per dono la vita
sento il Padre che per onor più grande deve proteggerla
e arrivo a capire che vivere per altro non potrei


So solo che per quanto abbia voluto perdermi nel blu del mare
ora veleggio per Atlantiche distanze fra me e te
e mirando agli iridi tuoi di terra e miele, son l’uomo più ricco del mondo
.

Paolo Cavaleri

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